Buon Compleanno Massimo Troisi

Buon Compleanno Massimo Troisi

Di Nunzia Caso

Non so cosa teneva “dint’a capa”, intelligente, generoso, scaltro, per lui non vale il detto che è del Papa, morto un Troisi non se ne fa un altro.

 Morto Troisi muore la segreta arte di quella dolce tarantella, ciò che Moravia disse del Poeta io lo ridico per un Pulcinella.

La gioia di bagnarsi in quel diluvio di “jamm, o’ saccio, ‘naggia, oilloc, azz!” era come parlare col Vesuvio, era come ascoltare del buon Jazz.

“Non si capisce”, urlavano sicuri, “questo Troisi se ne resti al Sud!” Adesso lo capiscono i canguri, gli Indiani e i miliardari di Holliwood!

Con lui ho capito tutta la bellezza di Napoli, la gente, il suo destino, e non m’ha mai parlato della pizza, e non m’ha mai suonato il mandolino.

 O Massimino io ti tengo in serbo fra ciò che il mondo dona di più caro, ha fatto più miracoli il tuo verbo di quello dell’amato San Gennaro

(Roberto Benigni)

 

Massimo Troisi nacque il 19 Febbraio del 1953 a San Giorgio a Cremano, al numero 31 di Via Cavalli di Bronzo (lo stesso indirizzo che il padre di Gaetano darà alla Madonna nella sua supplica serale in Ricomincio da tre). Ultimo di sei figli, Massimo ha vissuto assieme ai genitori, i fratelli, i nonni materni e uno zio e una zia con i relativi cinque figli; infatti, in un’intervista con Baudo, scherzando disse: “ Sono nato in una casa con 17 persone. Ecco perché ho questo senso della comunità assai spiccato ed ecco perché quando ci sono meno di 15 persone mi colgono violenti attacchi di solitudine.”.

Già da bambino sviluppò una grave degenerazione della valvola mitrale (a causa della febbre reumatica) complicata dallo scompenso cardiaco che lo avrebbe poi ucciso a soli 41 anni. “Ricordo che rimanevo a letto, avevo 14 -15 anni, e lucidamente, quasi come un adulto, sentivo che di là in cucina si stava parlando del mio problema, di cosa fare” dichiarò una volta in un’intervista, facendo trapelare quanto la gravità del suo problema di salute avesse turbato da sempre il suo vivere. Ma non amava parlare.

Persino da neonato l’attore riscosse il suo primo successo nel mondo dello spettacolo. Infatti la madre Elena spedì una sua foto alla Mellin che lo scelse come testimonial per una campagna pubblicitaria del latte in polvere!

Affascinato già da adolescente dall’arte, in ogni caso, Troisi cominciò a scrivere poesie dedicandosi al teatro. Giovanissimo vinse un premio in una gara di poesia ispirata alla figura di Pier Paolo Pasolini, uno degli autori che più amava.

Massimo Troisi in un’imitazione di Pasolini. Fonte: Repubblica

Massimo Troisi in un’imitazione di Pasolini. Fonte: Repubblica

 

“Com’aggio cominciato a fare l’attore? Ero nu guaglione, ero andato a vedere un grande film, Roma città aperta. Me n’ero uscito da ‘o cinema con tutte quelle immagini dint’a capa e tutte quelle emozioni. Mi sono fermato ‘nu mumento e m’aggio ditto….”Massimo, tu da grande devi fa ‘o geometra”.

Adolescente, poi, continuò ad interessarsi al teatro, iniziando a recitare con un gruppo, “I Saraceni“, di cui facevano parte anche Lello Arena, Enzo Decaro, Valeria Pezza e Nico Mucci.

Nel 1972 lo stesso gruppo fondò il Centro Teatro Spazio all’interno di un ex garage a San Giorgio a Cremano.

Nel 1977 nacque “La Smorfia: Troisi, Decaro e Arena cominciano a recitare al San Carluccio di Napoli che, per un improvviso forfait di Leopoldo Mastelloni, dovette ricorrere a una sostituzione. Lo spettacolo trionfò, specialmente tra il pubblico giovanile. Il successo teatrale ben presto si trasformò in un grande successo radiofonico, con “Cordialmente insieme“, e, in seguito, televisivo, nel 1976 con la trasmissione “Non stop” e nel 1979 con “Luna ParkIn quel periodo Massimo si legò sentimentalmente ad Anna Pavignano, ragazza conosciuta durante le registrazioni di “Non stop”, che diventerà poi la sceneggiatrice di quasi tutti i suoi film. Nello stesso periodo conobbe Pino Daniele, anche lui alle prime esperienze nel mondo dello spettacolo.

Massimo Troisi con Anna Pavigano (sua compagna per 9 anni). Fonte: Marieclaire.it

Massimo Troisi con Anna Pavigano (sua compagna per 9 anni). Fonte: Marieclaire.it

Dal 1969 all’inizio degli anni ottanta, il trio de La Smorfia mise in scena una vasta gamma di sketch usando battute giocate sull’espressività di più linguaggi, da quello verbale a quello mimico-gestuale, e ironizzando su tutto, dalla religione alle tematiche sociali più disparate. Quei tre ragazzi di provincia cercarono di fuggire dai luoghi comuni di Napoli, giocando su cliché come quelli del pudore, della timidezza e del “dico-non dico”.  Si sciolsero nei primi anni ottanta, quando Massimo Troisi decise di darsi al cinema.

Mentirei se dicessi che l’intesa è venuta meno solo sul piano artistico”, dichiarò Troisi in un’intervista. “In effetti, si erano create anche delle divergenze sul piano dei rapporti umani, specialmente tra me e Decaro. Siamo fatti diversamente, non so chi abbia ragione, ma al punto in cui eravamo occorreva un out definitivo. Poi c’è stato anche il fatto che non riuscivo più a scrivere mini atti per tre. Diciamo la verità: La Smorfia mi limitava. Per me che intendo dire tante cose, era come muovermi in un cerchio chiuso. Avrei potuto adagiarmi, tirare avanti per altri 4-5 anni e fare un sacco di soldi”.

Il trio “La smorfia”  Fonte: Kataweb

Il trio “La smorfia”
Fonte: Kataweb

 

Nel 1981 Massimo Troisi approdò al grande schermo con il suo “Ricomincio da tre” che, in poche settimane, fece il boom nei cinema d’Italia (14 miliardi di lire al botteghino) consacrandolo attore rivelazione della stagione cinematografica italiana. Vinse diversi riconoscimenti per la regia e per la sua interpretazione di Gaetano: due David di Donatello, tre Nastri d’argento e due Globi d’oro. Alcuni critici lo acclamarono come colui che aveva salvato il cinema italiano, altri lo accostarono ai due maestri del cinema partenopeo, Totò ed Eduardo; accostamenti che Massimo, con grande modestia e umiltà, rifiutò: “No, a me sembra anche irriverente fare questo paragone. Ma non lo dico per modestia, perché non si fa il paragone con Totò o con Eduardo, questa è gente che è stata trenta-quaranta anni e quindi ci ha lasciato un patrimonio. Adesso vengono i giornalisti e mi chiedono: «Troisi, tu che ne pensi di Dio?», «Troisi, come si possono risolvere i problemi di Napoli?», «Troisi, come si può esprimere la creatività giovanile?». Ma che è? Pare che invece ca ‘nu film agg’ fatto i dieci comandamenti.”.

Scena dal film “Ricomincio da tre” Screenshot

Scena dal film “Ricomincio da tre” Screenshot

Seguirono poi altri suoi film:

“Morto Troisi, viva Troisi”, 1982 (film per la tv);

“Scusate il ritardo”, 1982/83;

“Non ci resta che piangere”, 1984 (co-regia con Roberto Benigni);

“Le vie del Signore sono finite”, 1987;

“Pensavo fosse amore invece era un calesse”, 1991;

E altri per i quali recitò soltanto:

“No grazie il caffè mi rende nervoso”, 1983 di Lodovico Gasparini;

“Hotel Colonial”, 1985 di Cinzia Th Torrini;

“Splendor”, 1989 di Ettore Scola;

“Che ora è”, 1989 di Ettore Scola;

“Il viaggio di Capitan Fracassa”, 1990 di Ettore Scola;

“Il postino”, 1994 di Michael Radford in collaborazione con Massimo Troisi.

 

Scena de “Il Postino” Fonte: storiedicinema.com

Scena de “Il Postino” Fonte: storiedicinema.com

Il Postino fu il suo ultimo film, le condizioni di Troisi peggiorarono giorno dopo giorno, al punto da farsi sostituire da una controfigura nelle scene più faticose. Stava male da tanto tempo, ormai. Sul set riusciva ad interpretare solo i primi piani, tanto era esausto. Ma lo voleva fare, ci teneva tantissimo a quel personaggio tratto dal romanzo del cileno Antonio Skàrmeta. Racconta il regista Michel Radford: “Con Massimo ci vedemmo a Roma e decidemmo di trasformarlo in un film, cambiarlo tutto, tranne la storia d’amore con la ragazza e il rapporto del giovane con Neruda. Le riprese furono complicate, lui girava un’ora al giorno, solo i primi piani. Ma avevamo tutti una pena nel cuore. Una volta lo dissi a Massimo e lui mi rispose che io avevo un’umanità che è uguale ovunque. A tutto il resto avremmo pensato noi, insieme. Era davvero una persona speciale”.

Troisi morì prematuramente nel sonno dodici ore dopo la fine delle riprese, il 4 giugno 1994 a Ostia, nella casa della sorella Annamaria, a soli quarantuno anni, per un fatale attacco cardiaco. Le sue spoglie sono conservate nel Cimitero di San Giorgio a Cremano (NA) insieme con quelle della madre e del padre.

Sono trascorsi 22 anni da quando per lui il ticchettio del tempo, e del suo cuore, si è fermato. Ed è ancora difficile accettarlo. È difficile accettare di non poter “festeggiare” con lui quest’altro compleanno.

Oggi Troisi avrebbe compiuto 63 anni e chissà quanti film e quante risate ancora ci avrebbe regalato.

Buon Compleanno “Pulcinella”, continuerai a vivere nei tuoi film e nel cuore dei napoletani che non ti dimenticheranno mai.

Se vi dovesse interessare, in occasione del suo compleanno, l’associazione “A casa di Massimo Troisi” organizza una grande festa a Villa Bruno (San Giorgio a Cremano.)

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