“Camminando ho incontrato Marechiaro”
Marechiaro Foto: Simona Vitagliano

“Camminando ho incontrato Marechiaro”

di Valeria Ausiello
Fonte: Salvatore Capuano, Flickr "finestrellla marechiaro"

Fonte: Salvatore Capuano, Flickr “finestrellla marechiaro”

Camminando ho incontrato Marechiaro.

Marechiaro non significa mare chiaro, ma mare calmo, dal latino mare planum, deviato, poi, nel napoletano mare chianum.

Anticamente il luogo era detto Santa Maria del Faro, dal nome di una piccola chiesa esistente nei pressi.

Soltanto dopo la metà dell’ottocento, a battesimo perenne, comparve, su di un muro di fronte al mare, una targa di marmo con l’indicazione della denominazione definitiva di Marechiaro.

Salvatore di Giacomo, nonostante mai si fosse recato sul posto, nel 1866 scrisse la poesia “A Marechiare” .

Standosene seduto ad un tavolo del Caffè Gambrinus, immaginò il mare, la luna, una finestra illeggiadrita da un vaso di garofani e che a quella finestra si affacciasse una ragazza, Carolina.

 

Quanno sponta la luna a Marechiare

Pure li pisce nce fann ‘a l’ammore,

se revotano ll’onne de lu mare,

per la priezza cagneno culore.

Quanno sponta la luna a Marehiare.

A Marechiare ce sta ‘na fenesta,

la passione mia ce tuzzulea,

‘nu carofano addora ‘int’a ‘na testa,

passa ll’acqua pe sotto e murmulea…

A Marechiare ce sta ‘na fenesta…

 

I versi, tra i tanti, colpirono la fantasia di Francesco Paolo Tosti, che si offrì di musicare quella poesia e, dopo aver pagato un compenso di una sterlina a Di Giacomo, creò una melodia appassionante ed immortale.

Molti anni dopo, Di Giacomo andò veramente a Marechiare per accompagnare una studentessa inglese in visita a Napoli.

Trovò davvero una finestra ornata con un vaso di garofani : apparteneva ad una trattoria ove lavorava una cameriera che, guarda caso, si chiamava Carolina.

L’oste, che non conosceva di persona Di Giacomo gli disse : “un giorno il poeta venne qui a colazione, vide la finestra, vide i garofani, vide Carolina e mise tutto nella canzone!”

Oggi, la finestra c’è ancora, i garofani qualche volta, anche se finti; Carolina è il nome più ricorrente nei numerosi ristoranti della zona, li pisce nce fann ‘a l’ammore, gli scalini per arrivare, scendendo al mare, sono pericolosi e sempre bagnati, lo stesso mare è apparentemente chiaro e spumeggiante, tante sono le persone che, ad ogni ora, guardano, assorte, il luogo cercando nei loro stessi  pensieri  la storia, conforto e ragione.

Nella loro mente, la poesia di Don Salvatore è ancora viva, parlante, pittorica.

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