Cantine Mastroberardino: storia di un successo tutto campano!
Fonte: Il Silenzio Cantatore

Cantine Mastroberardino: storia di un successo tutto campano!

di Simona Vitagliano
Fonte: Il Silenzio Cantatore

Cantine Mastroberardino, una garanzia per tutti gli italiani (e non solo) che vogliono assaporare, a cena, un buon vino che accompagni pietanze ordinarie o straordinarie.

Aglianico, Piedirosso, Falanghina e Coda di Volpe sono solo alcune delle proposte dell’azienda che produce attraverso metodi tradizionali di vigna e vinificazione in cantina, proprio per dare l’opportunità, ai propri clienti, di gustare qualcosa di unico e “vero”.

Per chi visita le cantine lo stupore coglie ad ogni angolo, ad ogni passo.

I prodotti sono tanti e vari, nelle caratteristiche specifiche. L’impianto è mastodontico: produce oltre 2 milioni di bottiglie all’anno!

Il cuore della struttura, poi, ha veramente dell’incredibile: è l’universo delle botti di vino Mastroberardino, disseminato in tre zone, quella nuova, quella affrescata scavata nel tufo e quella antica con il pavimento basolato o, come si dice, con i “vasoli” napoletani. Ancora più in là, infine, c’è un’altra area, che può essere definita un caveau, dove sono conservate e archiviate circa 200 bottiglie di annate varie (ed antiche), che, da sole, riescono a far ripercorrere tutta la storia dell’azienda. Alcune sono datate addirittura 1928.

Cantine Mastroberardino

La storia

Seconda metà del 1700. Siamo ad Atripalda, in provincia di Avellino, un territorio, all’epoca, ancora disabitato. I primi documenti che attestano l’iscrizione alla Camera di Commercio sono datati 1878, sebbene l’attività potrebbe essere ancora più antica. L’intestatario è il Cavaliere Angelo Mastroberardino, trisavolo di Piero, attuale presidente aziendale.

Da allora le bottiglie delle cantine Mastroberardino deliziano i palati di tutti, non facendo distinzione tra etnie, ceto o ruolo sociale, passando, naturalmente, anche per gli avventori e i turisti dei nostri territori.

Nella storia dell’azienda si può trovare tutto: fatica, evoluzione, tradizione, impegno, ma non si può assolutamente parlare di fortuna; il successo di queste bottiglie è, infatti, dovuto anche ad un elemento unico: il territorio stesso.

Le colline, in Irpinia, disegnano paesaggi con altitudini variabili, oscillanti tra i 300 ed i 600 metri, immersi in un microclima locale che, talvolta, è soggetto a sbalzi di temperatura anche di 20 gradi tra il giorno e la notte. Questo è il motivo che rende questi posti unici e inconfondibili, al punto da contenere le uniche tre zone DOCG della Campania (Denominazione di origine controllata e garantita):Fiano di Avellino, Greco di Tufo e Taurasi.

Viti, Mastroberardino

Oggi

Ai giorni nostri Atripalda vive, ormai, una quotidianità molto diversa.

Da terra disabitata è divenuta un centro importantissimo, non solo a livello aziendale nella produzione di vini. Ci sono, infatti, oggi, anche delle gigantesche e meravigliose tenute, tra cui anche quella di Pompei, legata al sito archeologico, e Mirabella Eclano, la principale tenuta della proprietà Montebernardino, centro di eccellenza dell’enoturismo, nel cuore del Taurasi. Al suo interno c’è il Radici Resort, un rinomato complesso alberghiero che ha, tra le opzioni, anche una Spa, campi da golf, piscina e una sala di degustazione per i prodotti dell’azienda… Insomma un luogo d’eccellenza per servire l’eccellenza. Si può considerare l’epicentro della produzione, della ricerca e della sperimentazione sull’Aglianico: la tenuta, infatti, ha origine su alcune colline esposte al sole in maniere differenti e con influenze vulcaniche che regalano note di gusto tutte uniche ai prodotti realizzati qui. In più, in questa zona, alcune vigne di Aglianico sono vecchie anche di oltre 40 anni, e, per questo, sono state dedicate alla produzione del “Naturalis Historia Taurasi DOCG”, il prodotto più di livello dell’azienda.

Ma non finisce qui.

La tenuta Mirabella accoglie anche dei preziosissimi ulivi, in una superficie dedicata grande 4 ettari, che vengono utilizzati per la produzione di olio extravergine Soleyon. In più, grazie al suo albero di Gelse bianche, è nato il Morabianca (che ha dato il nome anche ad un ristorante) ed, insieme a lui, anche altre varianti del genere, come il Redimore.

Da una dichiarazione di Piero Mastroberardino è facile intuire quale sia la politica dell’azienda e, soprattutto, perchè è vincente: “Prestare un occhio alla tradizione a patto che si abbia sempre la testa verso l’innovazione”.

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