Castel dell’Ovo: storia di un cavaliere a guardia della sua regina
di Gaetano Mango
“Il paradiso in terra! Ma pensate, ad esempio, al Castello dell’Ovo, a questo bellissimo maniero medioevale, ricco di enormi sale, di piccole viuzze interne e di suggestive botteghe”
Luciano de Crescenzo
Tutto nasce da una leggenda. Si narra infatti, che in epoca medioevale, il poeta latino Virgilio, considerato da molti anche un abile mago, nascose nelle segrete del castello un uovo che aveva il potere di mantenere in piedi l’intera fortezza. La sua rottura non solo avrebbe causato il crollo del castello ma avrebbe portato alla città di Napoli anche una serie di rovinose sventure. L’uovo in questione sarebbe stato sistemato in una caraffa di vetro piena d’acqua, protetta da una gabbia di ferro e appesa ad una pesante trave di quercia che si trovava in una stanza nei sotterranei del castello.
Tante erano le voci che circolavano su questo uovo leggendario che, durante il XIV secolo, al tempo di Giovanna I d’Angiò, quando il castello subì ingenti danni a causa del crollo di un arco sul quale si poggiavano le fondamenta, per evitare che tra la popolazione si diffondesse il panico, per le ulteriori sventure che avrebbero dovuto colpire la città, la regina dovette giurare sul suo onore di aver sostituito l’uovo. È proprio da qui che prende il nome uno degli edifici più caratteristici dello skyline della città.
Il castello sorge sull’antica Megaride, un isolotto di tufo al largo della città di Napoli e collegato alla terraferma da un sottile istmo di roccia. Il primo proprietario del castello fu Lucio Licinio Lucullo, che acquisì nella zona un fondo molto ampio dove fece costruire una splendida villa dotata di un’enorme biblioteca, di allevamenti di murene e di peschi importati direttamente dalla Persia. In quel tempo la struttura si chiamava Castrum Lucullanum, nome che mantenne fino all’età tardo-romana. Verso la metà del V secolo toccò a Valentiniano III fortificare la struttura che nel 476 ospitò addirittura l’ultimo re di Roma Romolo Augusto. Dopo Romolo, il Castrum passò nelle mani dei monaci basiliani che crearono un importante scriptum utilizzando anche quello che restava della biblioteca luculliana.
Ma veniamo al momento in cui il Castel dell’Ovo cominciò ad essere usato come vero e proprio baluardo difensivo della città.
Fu con l’arrivo dei Normanni, infatti, che iniziò un programma di fortificazione del sito con la costruzione della torre Normandia, che rappresentava un primo importante avamposto difensivo oltre che la postazione dove venivano issate le bandiere.
Anche Federico II proseguì l’opera di fortificazione del castello, che nel 1222 divenne la sede del tesoro reale. In quegli anni furono costruite la torre Maestra e la torre di Mezzo diventando al contempo reggia e prigione di stato. Tra gli ospiti più “illustri” delle segrete ci furono Corradino di Svevia, che vi alloggiò prima di essere impiccato, e i figli di Manfredi e della regina Elena Ducas.
I lavori proseguirono con l’arrivo degli aragonesi. Alfonso V, infatti, arricchì ancora di più il palazzo reale, ripristinò il molo e potenziò le strutture difensive.
La struttura finale che ancora oggi possiamo ammirare, però, è successiva al 1503. Con la caduta degli aragonesi infatti, il castello fu massicciamente danneggiato e soltanto con Ferdinando il Cattolico fu ristrutturato assumendo la forma attuale. La struttura perse completamente la funzione abitativa nel XVIII secolo, diventando avamposto militare e prigione, ospitando tra gli altri Tommaso Campanella, Carlo Poerio e Luigi Settembrini.
Un aneddoto importante risale al periodo del “Risanamento”, quando un progetto elaborato dall’Associazione degli scienziati, letterati e artisti aveva previsto addirittura l‘abbattimento del castello per far posto ad un nuovo rione. Fortunatamente il progetto non venne realizzato e l’edificio rimase in stato d’abbandono fino al 1975 quando cominciarono i lavori di restaurazione.
Oggi, nella caratteristica cornice di borgo marinari, in quelle notti d’estate accompagnate soltanto dall’odore del mare e dalla musica di un mandolino, il Castel dell’Ovo troneggia ancora davanti alla città come un cavaliere che, orgoglioso, sorveglia la sua regina.
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