Che cosa significa “‘nziria”? Scopriamo il dialetto napoletano
di Annina D'Ambrosio
Il dialetto napoletano è colmo di modi di dire particolari e di termini utilizzati ancora oggi.
La parola di cui ci occuperemo in questo articolo è “‘nziria“, che tradotto sta per capriccio. Con questa parola, dunque, si vuole indicare testardaggine, cocciutaggine nel volere qualcosa e si usa in riferimento soprattutto ai bambini e agli immaturi, insomma a chi fa storie per nulla: e pigliat’ a nziria.
In particolare, ‘nziria sembrerebbe provenire dal latino “insidiae“, derivazione di insidēre ossia star sopra, star fermo su (e quindi impuntarsi), composto di “in” e “sidere”, ovvero stare seduto.
Indica, soprattutto nei bambini, un particolare e tipico stato d’animo manifestato con atteggiamento ostinato, lamentele e capricci prolungati, pianti insistenti e apparentemente immotivati. Si dice “piglià ‘a ‘nziria“, “tené ‘a ‘nziria“.
Nella lingua parlata si usa spesso un termine concettualmente collegato, ossia “ingrippo” “e’ pigliat o ‘ngripp” cioè essersi fissati su qualcosa ed insistere in merito fino a diventare fastidiosi.
Il termine ‘nziria, come abbiamo detto, viene usato maggiormente in riferimento ai bambini, in particolare al prolungato e lamentoso pianto dei neonati che si manifesta all’avvicinarsi dell’ora del riposo notturno, in cui iniziano a piagnucolare lamentosamente; in merito si usa dire “Lassa ‘o stà, è ‘nziria ‘e suonno” ossia “Lascialo stare, non preoccuparti, è capriccio dovuto al sonno”.
Altre ipotesi circa l’origine del termine vorrebbero che derivi dall’unione di “in” ed “ira”, quindi “andare in ira” = ‘nziria’. Si sostiene anche una discendenza dal greco “sun-eris” = con dissidio. Ma l’idea più probabile sembra essere quella che vede la discendenza semantica dal latino.
Si potrebbe anche fare un’altra ipotesi: passando dall’italiano al napoletano, spesso accade che:
– la d si triasforma in r
esempio: domani -> rimane,
me l’ha dato -> me l’ha rato
– la i iniziale davanti alla n viene omessa
esempio: innamorato -> ‘nnammurato,
Per cui un’ipotesi potrebbe essere che il termine “‘nziria” derivi da una particolare interpretazione (o trasformazione) dell’italiano “insidia”.
Comunque, ci sono diversi modi di dire la stessa parola: zirria, zirra, zirruso, zirre, ‘nzeriuso (aggettivo che indica, appunto, chi è capriccioso).
Dunque si parla di capriccio, ‘nziria e suonno, che si placa solo con il riposo.
In riferimento agli adulti, ‘nziria indica una situazione in cui dal capriccio iniziale, mero pretesto, si passa ad uno stato d’animo irrequieto e frenetico, come se niente desse pace. C’è una forte vena lamentosa, si batte sempre sullo stesso punto, si protesta, si brontola, una serie di moine incessanti per riuscire nell’intento, cocciutaggine spinta all’estremo, un’insoddisfazione che non trova via di uscita, una provocazione continua, una bizza, un desiderio intenso ma inopportuno. Un atteggiamento che infastidisce, e talvolta sfinisce, non solo la persona che mette in atto il “capriccio” ma anche chi gli sta intorno.
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