Il molo di san Vincenzo, l’ennesima occasione sprecata per la nostra città
di Gaetano Mango
Il porto di Napoli è senz’altro uno degli approdi marittimi più importanti d’Europa. Oltre alla funzione commerciale e turistica, per molti anni, la zona portuale è stata il primo baluardo difensivo della città contro le invasioni straniere.
La torre di San Vincenzo fu eretta proprio a questo scopo. Edificata sotto Carlo D’Angiò, infatti, aveva il compito di difendere il Castel Nuovo dagli attacchi dal mare. La torre si innalzava su una piccola isoletta dove, in epoca ducale, sorgeva una chiesa e che, nel 1575, accolse anche l’arsenale di Napoli trasferito qui dal Vicerè Inifo Lopez de Hurtado de Mendoza.
Un altro mutamento dello skyline del porto si ebbe una ventina d’anni più tardi, quando il Vicerè Olviares affidò a Domenico Fontana il compito di ampliarlo. I lavori, tuttavia, s’interruppero bruscamente e nel 1596 fu ultimato soltanto il collegamento dell’isolotto di San Vincenzo alla terraferma. Una volta ripresi i lavori si costruì il molo, così come appare oggi, con due strade parallele, una interna verso il Beverello, dotata di una serie di arconi, e l’altra che si affaccia sul mare aperto con una cinta muraria costituita da enormi blocchi lavorati in pietra lavica.
All’epoca San Vincenzo era considerato addirittura il molo più grande d’Europa con i suoi 2500 metri di banchina che correva parallela alla Stazione Marittima. Durante i primi anni dell’800, lungo questa via, furono sistemati i cannoni della nuova linea di difesa che, per qualche tempo, sono stati anche utilizzati come bitte di ormeggio. Nell’ambito del rifacimento degli armamenti fu anche demolita la Torre che dà il nome al molo, ormai obsoleta per le tecniche difensive dell’epoca.
Questo luogo respira storia in ogni angolo. Sul bacino di carenaggio accanto alla darsena costruita nel 1853 approdarono infatti le prime navi a vapore della storia. Nel 1930, invece, fu costruito il faro che ancora oggi accoglie le navi nel porto.
Una pagina importante della nostra città lasciata ad ammuffire tra scarti di cemento e ruggine.
Oggi, infatti, l’accesso al molo è chiuso da un cancello della marina militare che impedisce l’accesso alla “passeggiata”. Per raggiungere la fine del molo è necessario noleggiare un taxi boat apposito e a niente sono valse le parole dei vari addetti ai lavori che si sono susseguiti in questi anni, più volte paventando iniziative di recupero e risanamento mai avvenute.
Si parlava addirittura della possibilità di utilizzare il molo come attracco per le navi da crociera e per gli yacht ma la verità è che tutti i progetti sono fermi al 1998 quando uno studio di fattibilità, voluto dall’allora presidente degli agenti marittimi Umberto Masucci, sbloccò 20 miliardi di lire spesi per la ristrutturazione del molo.
A distanza di quasi vent’anni ancora niente è stato fatto e il molo di San Vincenzo è diventata l’ennesima occasione sprecata della storia di questa città.
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