La sirena Partenope e la “nascita” di Napoli
di Nunzia Caso
Vi siete mai chiesti perché ci chiamano “Partenopei”? Da cosa o da chi deriva questo nome?
Le versioni sono tre e sono tutte affascinanti.
La prima ci racconta di Partenope come di una fanciulla che viveva in Grecia, in un paesino che si affacciava sul Mar Jonio, che amava stare per ore su uno scoglio, sognando di visitare altri paesi. Era innamorata del giovane Cimone, ma il loro amore era contrastato dal padre che l’aveva promessa sposa ad Eumeo. Un giorno i due innamorati decisero di fuggire e dopo varie peripezie approdarono in Italia. Al loro arrivo sulla nuova terra la natura cominciò a produrre una florida vegetazione. La voce si sparse in Fenicia, in Grecia e in Egitto, così molti popoli partirono alla volta di questo meraviglioso luogo, dove costruirono capanne sulla collina e poi, man mano, in pianura e sulla costa. Intanto Partenope era diventata madre di dodici figli, amata e rispettata per la pietà e la generosità che aveva dimostrato verso chiunque approdasse su quelle terre, e divenne la Signora dei partenopei.
La seconda versione racconta di tre sirene figlie del dio-fiume Acheloo e della musa Melpomene. Le tre sorelle pare fossero delle musiciste squisite: Ligia suonava la lira, Leucosia suonava il flauto e Partenope cantava con la sua splendida voce. Le Sirene ci vengono descritte come creature infernali di aspetto suadente, con corpo di uccello (nell’antichità) o di pesce (in altre varianti) dotate di un potere malefico: sedurre le orecchie dei viaggiatori al fine di ucciderli. Avrebbero fallito solo se un uomo le avesse respinte, condannandole, per la vergogna, al suicidio. E questo fu proprio quello che accadde al passaggio di Ulisse: Leucosia si lasciò morire presso Capo Licosa vicino Paestum, Ligia si spinse sulle coste del Bruzio in Calabria e Partenope fu trasportata dalle onde a Megaride, nel Golfo di Napoli. A questo punto la versione fin’ora raccontata, si divide in due epiloghi: nel primo, il corpo della sirena fu trovato dalla popolazione locale che le dedicò un sepolcro nella zona fra Megaride e Pizzofalcone, nei pressi del fiume Sebeto, anch’esso, oggi, uno dei tanti misteri del mondo partenopeo ; nel secondo epilogo, il corpo di Partenope, una volta approdato sull’isolotto di Megaride, si dissolse trasformandosi nella morfologia del paesaggio napoletano, il cui capo è appoggiato ad oriente sull’altura di Capodimonte ed il piede, ad occidente, verso il promontorio di Posillipo.
La terza versione della storia, invece, si diffuse nell’Ottocento: quella dell’amore della sirena per il centauro Vesuvio. Ciò avrebbe scatenato la gelosia di Zeus che li punì trasformando lui in un vulcano e lei nella città di Napoli.
A me piace pensare che la storia “reale” sia l’ultima, che il più grande “pericolo” che incombe sulla nostra città e sulla gente sia frutto dell’amore vero e incondizionato. Che l’amore sia l’origine di tutto, anche questa volta.
Troppo romantica dite? Può essere, ma mi piace così.
E voi invece? Quale delle tre versioni preferite?
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