L’isola della Gaiola: la morte la fa bella
di Sara De Rosa
“Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male” è una delle citazioni più note del maestro Eduardo De Filippo; in effetti, che si creda alla leggende oppure no, che prevalga l’istinto o la ragione, esistono nel mondo cose e luoghi intrisi di storie che sfuggono ad una spiegazione razionalmente accettabile.
Senza allontanarci troppo da casa nostra, c’è qui a Napoli un luogo la cui storia può sfidare anche la mente più razionale.
Parliamo della bellissima Isola della Gaiola; si tratta di una delle isole minori del Golfo di Napoli, situata di fronte alla ridente Posillipo, nell’omonimo Parco Sommerso della Gaiola istituito nel 2002 al fine di proteggere il fondale della zona, ricchissimo di reperti archeologici.
Il nome Gaiola, letteralmente “piccola grotta”, sostitutivo dell’originario Euplea, dal Tempio di Venere (Euploea) ivi situato, sembra particolarmente adatto a descrivere le caratteristiche fisiche del luogo e, in genere, delle piccole cavità che costellano la costa napoletana.
L’isolotto è situato a soli 30 metri dal bagnasciuga; si pensa che in origine fosse collegato a Posillipo da un lembo di terra, ma che già in epoca romana un crollo lo avesse separato dalla terraferma. Oggi l’isola risulta divisa in due isolotti minori collegati da un esile ponte.
L’isolotto maggiore, oggetto di leggende metropolitane e maledizioni, ospita una villa edificata nella seconda metà dell’Ottocento, protagonista di una serie sfortunata di eventi, che hanno costato all’intera isola la fama di bella e maledetta.
In realtà in questi luoghi aleggiava un’ombra di sventura da tempi assai più remoti.
Infatti proprio lì accanto sorgeva un edificio romano semi-sommerso, noto come “La Scuola di Virgilio”; secondo l’antica leggenda Virgilio aveva istituito in quel luogo una scuola di arti magiche, ove insegnava riti e pozioni di ogni genere che avrebbero finito con l’inquinare le acque cristalline del fondale, originando un potente maleficio a cui nessuno, che si trattenesse lì per lungo tempo, poteva sfuggire.
In effetti questa antica leggenda sembra non essere del tutto infondata se si considera la lunga serie di episodi nefasti cui l’isola ha fatto da sfondo a partire dalla seconda metà dell’Ottocento.
Nell’immaginario popolare l’isola ha cominciato a mietere “vittime” nel 1871, quando Luigi Negri, fondatore della Società italiana di pescicoltura, acquistò l’isolotto, ottenendo in concessione dallo Stato un’ampia zona di mare e di costa per la pesca; il proprietario fu costretto a venderlo, poco dopo, a seguito dell’inspiegabile fallimento della stessa società.
Fu, poi, la volta dei secondi proprietari: Hans Braun, trovato assassinato e avvolto in un tappeto, e la moglie, morta poco dopo per annegamento nelle acque dell’isola; simile la vicenda del proprietario seguente, Otto Grunback, morto d’infarto nella medesima villa.
Negli anni ’50 la proprietà passò a Maurice Sandoz, titolare di una nota casa farmaceutica, morto suicida nel manicomio ove fu rinchiuso in quegli stessi anni.
Passata poi da Giovanni Agnelli al petroliere Paul Getty, la villa ospitò il dolore del magnate quando, nel 1973, il figlio fu rapito dalla ‘ndrangheta.
Ultimo storico proprietario – persona fisica – fu Gianpasquale Grappone, fondatore della Loyd Centauro. Neppure quest’ultimo è sfuggito agli “influssi negativi” della villa: Grappone, infatti, indebitato fino al collo, finì in prigione e nello stesso periodo la moglie, Pasqualina Ortomeno, morì in un incidente stradale.
Attualmente l’isola è di proprietà della Regione Campania ed è disabitata da circa 40 anni.
Che si tratti o meno di coincidenza, l’isola della Gaiola sembra essere perseguitata dalla morte, che qui ha fatto numerose vittime.
Insomma, alla luce di questi eventi, anche il più convinto degli scettici comincerebbe a nutrire qualche dubbio!
La verità è che non ci è dato sapere se vi sia effettivamente un collegamento tra le vite degli sfortunati proprietari e quel gioiellino naturalistico che è l’isolotto.
È giusto, perciò, che ognuno tragga le proprie conclusioni lasciandosi guidare dall’istinto o dalla ragione a seconda delle inclinazioni personali.
Quel che è certo, però, è che, per quanto “sfortunata” possa essere l’isola, resta un vanto per il Golfo di Napoli che può offrire la vista di un posto così suggestivo a turisti e viaggiatori.
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