Liternum, una lunga storia da non dimenticare
di Simona Vitagliano
C’é chi trova un sasso rotto e ci costruisce su un impero economico e chi ha talmente tanta storia tra i piedi da inciamparci dentro, dimenticando la risorsa che potrebbe essere e il rispetto che merita.
Del territorio occupato dall’odierna Lago Patria e limitrofi si hanno notizie sin dalla preistoria, arrivando poi all’epoca pre-romana, in cui risultava abitata da un popolo di origine osca, e al 194 a.c. in cui i romani fondarono l’antica città di Liternum, a pochi chilometri da quella che oggi è chiamata Villa Literno, in provincia di Caserta.
La città fu assegnata a trecento veterani della seconda guerra punica e, sempre qui, Publio Cornelio Scipione detto l’Africano decise di costruire la dimora dove poi finì i suoi giorni, in esilio da quella patria che, a sua detta, lo aveva tradito (“Ingrata patria non avrai neppure le mie ossa“).
Nelle epoche successive, grazie anche alla Via Domitiana voluta dall’imperatore Domiziano nel 95 a.c., Liternum guadagnò una crescita e un’importanza sempre maggiore, poiché divenne punto nevralgico per gli scambi economici tra Roma e l’antica Puteoli. La Domitiana cominciava nell’antica Sinuessa, l’attuale Mondragone, passava per il Volturno, attraversava Cuma e costeggiava il Lago di Licola (oggi prosciugato), proseguendo a nord del Lago D’Averno e terminando a Pozzuoli. In realtà non fu del tutto una costruzione ex novo poiché ricalcava in parte il tracciato della Fossa Neronis, il canale navigabile voluto da Nerone che avrebbe dovuto collegare Roma con Pozzuoli, la cui costruzione venne interrotta alla morte dell’imperatore. Nel IV secolo d.c. la zona conobbe una fase di declino a causa dei Vandali del Genserico che distrussero persino la suddetta Via Domitiana (poi ricostruita nel medioevo dal Regno di Napoli).
Liternum è stata anche un’importante sede episcopale, negli anni intorno al 1000 d.c., della diocesi di Aversa. Ha ospitato una basilica, l’ara di Scipione l’Africano, ha posseduto un foro e persino un teatro, sotto di sé ha conservato una necropoli di epoca imperiale… un accumulo di ricchezze così fitto da far invidia al mondo. Ma tutto questo è stato scoperto ed apprezzato solo durante i primi scavi, nel 1932, che hanno finalmente portato alla luce questi tesori.
Ancora successivamente, negli ultimi anni, sono cominciati i lavori per il Parco e museo archeologico di Liternum, terminati nel 2009.
Un’interesse sicuramente troppo recente e poco “importante”, tenendo anche presente che molti di questi siti sono sconosciuti per i turisti della nostra Regione e difficilmente visitabili a causa dei problemi sorti nel tempo per i “tagli” ai fondi stanziati per la costruzione del Museo, per il prosieguo degli scavi e persino per la Pro Loco Litorale Domitio. Addirittura qualche tempo fa un bobcat per la raccolta dei rifiuti abusivi che sostavano in zona (insieme a costruzioni altrettanto abusive abitate da due famiglie) ha letteralmente ridotto in frantumi una delle tre lapidi commemorative di Scipione l’Africano. Cose che “succedono solo a Napoli” si dice, forse che succedono solo “sul Litorale Domitio” direbbe qualcun altro.
La volontà di rendere Liternum un sito archeologico di importanza mondiale, ai livelli di Ercolano e Pompei, si è scontrata ancora una volta con la mancanza di fiducia e di fondi (che poi è la stessa cosa: chi si farebbe scappare l’occasione di un investimento così importante se fosse sicuro del ritorno economico successivo?). Il fondo si è toccato quando il 5 settembre 2015 la Pro Loco Litorale Domitio ha dovuto abbandonare la Sede sociale nel Parco Archeologico di Liternum, sede che era operativa dal 2009 grazie ad una convenzione con il Comune di Giugliano in Campania che poi scaduta e non è mai stata rinnovata.
La gestione quindi del Parco, e non solo, è divenuta ancora più difficoltosa, e le visite ancora più complicate da gestire.
E Liternum è stata ancora una volta “dimenticata”: dimenticata dalle autorità, dimenticata dalla giustizia, se ne esiste davvero una che sia super partes, dimenticata dalla sua stessa gente. Dimenticata dal rispetto che meriterebbe.
- Scavi di Liternum, strutture adibite per l’apertura del sito archeologico mai utilizzate Ph: Simona Vitagliano
- Scavi di Liternum, strutture adibite all’apertura del sito, mai utilizzate Ph: Simona Vitagliano
- Scavi di Liternum Ph: Simona Vitagliano
- Scavi di Liternum Ph: Simona Vitagliano
- Scavi di Liternum Ph: Simona Vitagliano
- Scavi di Liternum Ph: Simona Vitagliano
- Scavi di Liternum Ph: Simona Vitagliano
- Scavi di Liternum Ph: Simona Vitagliano
- Scavi di Liternum Ph: Simona Vitagliano
- Scavi di Liternum Ph: Simona Vitagliano
- Scavi di Liternum Ph: Simona Vitagliano
- Scavi di Liternum Ph: Simona Vitagliano
- Scavi di Liternum, strutture nuove adibite al rilancio del sito, mai utilizzate Ph: Simona Vitagliano
- Scavi di Liternum Ph: Simona Vitagliano
- Scavi di Liternum Ph: Simona Vitagliano
- Scavi di Liternum Ph: Simona Vitagliano
- Scavi di Liternum Ph: Simona Vitagliano
- Scavi di Liternum Ph: Simona Vitagliano
- Scavi di Liternum Ph: Simona Vitagliano
- Scavi di Liternum Ph: Simona Vitagliano
- Scavi di Liternum Ph: Simona Vitagliano
Ultimamente gli scavi sono tornati sotto i riflettori e, grazie all’intervento di un archeologo, il prof. De Vincenzo, si è cominciata un’opera di repertazione, datazione dei materiali e nuovi scavi. Sua dichiarazione ufficiale è stata:”(…) la superficie degli scavi è molto più ampia di quella conosciuta. Purtroppo si registra la presenza di insediamenti abitativi che condizionano notevolmente anche le future ricerche. (…) La finalità dello studio è quella di ricostruire l’importanza storica della città di Liternum, che purtroppo non è ad oggi supportata da ritrovamenti bibliografici sul sito, probabilmente, conseguenza anche della natura militare di questo insediamento”.
E gli scavi di Liternum non sono nemmeno l’unico sito degno di nota in zona.
Le acque del Lago di Patria, salmastre a causa del canale che lo collega al mare, sono rinomate per la fauna ittica che ospita e per i volatili che attira, tant’è che a pochi passi da lì c’è il Parco degli Uccelli, una riserva naturale turistica attrezzata tutelata come zona umida di importanza internazionale. Dal Parco è possibile osservare molti di questi volatili che, in ogni caso, sorvolano anche le case degli abitanti di zona, e ci si può inoltrare in piccoli viottoli di terra battuta che portano a un altro piccolo laghetto interno, dove è facile rilassarsi ascoltando i flebili versi delle ranocchie che lo popolano e degli uccelli che lo visitano.
Con la “Maremma Liternina” si è schierata anche la LIPU di Lago Patria con il suo responsabile, Stefano Franciosi, che ha dichiarato: “Stiamo difendendo questa zona, già una riserva naturale ma molto spesso violentata da persone senza scrupoli. Dobbiamo farla diventare una “zona di tutela effettiva (tipo Oasi) in modo anche da preservare il canneto della sponda ovest, nei pressi dello Stadio del Remo, dagli incendi. Si tratta infatti di un “fragmiteto” poiché è costituito dalla cannuccia di palude (Fragmites Australis) ed è l’habitat naturale dove caccia il Falco di Palude che qui è ormai stanziale e forse nidificante. Questo tipo di canneto cresce sulla falda affiorante e ospita gallinelle d’acqua, rettili ed anfibi. La biodiversità è notevole sul lago e intorno ad esso, soprattutto gli uccelli sia stanziali che migratori. La ricchezza faunistica dipende dal fatto che il Lago si trova sulle principali rotte di migrazione lungo la linea di costa ed è una laguna costituita d’acqua salmastra. È possibile osservare : rapaci, anatre e folaghe, fenicotteri rosa, aironi. Abbiamo quindi creato un percorso escursionistico sul versante costiero del lago ripulendolo da una cinquantini di chili di plastica e avremmo intenzione di farlo diventare un itinerario didattico attrezzato per le scolaresche. Questa zona è l’ultimo baluardo naturale e va difesa con i denti, con l’aiuto del Comune. Dobbiamo ringraziare Polizia, Carabinieri e Forestale che ci aiutano a vigilare sui fenomeni di bracconaggio”

Parco degli Uccelli Ph: Simona Vitagliano
Queste e molte altre sono le ricchezze antiche e meno antiche che varrebbe la pena di valorizzare e delle quali potrebbe vivere l’intero territorio; d’altro canto è stato piuttosto “ingenuo” pensare che a pochissimi chilometri dai meravigliosi scavi di Cuma non ci fosse più nulla al di sotto dei nostri piedi…
Del Litorale Flegreo, purtroppo, ci si è sempre serviti per altri motivi, molto meno “culturali” e molto più “miserabilmente (dis)umani”.
Nonostante il territorio faccia parte della provincia di Giugliano in Campania ha sempre goduto di troppe poche attenzioni e di fondi insufficienti per la riqualificazione: i depuratori delle acque sono rimasti nell’incuria, troppe spiagge lasciate invase dai rifiuti e troppi siti storici infestati dalle erbacce. Questo è sempre stato il motivo principale che ha portato i residenti a sperare che qualcosa accadesse in favore di una scissione dal (lontano, tra l’altro, geograficamente) Comune di Giugliano, creando un comune nuovo che ricordasse l’antico, il Comune di Liternum, che con una sua amministrazione, le sue risorse e l’aiuto della gente che lo abita, riuscisse a gestire meglio l’economia, le entrate e le uscite, e a investire, finalmente, su un territorio che potrebbe far invidia al mondo e potrebbe sicuramente vivere anche di solo turismo, come tanti altri posti, in Campania e non, sono riusciti a fare.
Il progetto è stato proposto più volte, e c’è stato molto movimento (guardacaso) in varie occasioni in periodi vicini alle elezioni: un paio di anni fa si è anche quasi arrivati a un referendum ma poi è tutto svanito in una bolla di sapone. C’è stato chi ha detto che in tempi di tagli e accorpamenti richiedere una scissione sia inutile e da valutare, ed effettivamente può sembrare una richiesta azzardata in un momento storico-sociale come questo, ma non bisogna dimenticare di avere la lungimiranza e il coraggio di guardare un po’ più in là, al di là della richiesta materiale in sé: una riqualificazione del territorio, una bonifica e una amministrazione che sia capace di gestire il litorale dall’interno, dopo un investimento iniziale, porterebbero soltanto benessere. Benessere per i residenti, benessere per la terra e, di conseguenza, per il turismo e l’economia. La fascia costiera non può restare quello che è oggi, un territorio che viene ricordato soltanto quando si parla di “inceneritore” o di “discarica” (in tutti, troppi, sensi), ma deve difendersi, al di là della politica e delle elezioni, attraverso i propri strumenti e la propria gente. Nonostante il degrado, la terra si difende benissimo, e ci regala ancora immagini, tramonti e paesaggi indimenticabili.
Il resto tocca a noi.
Senza aspettare che si muova per primo “qualcun altro”, senza aspettare la politica, senza aspettare le elezioni.
Se nulla si fa, se nessuno fa nulla, nulla succede.
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