“Mmesca francesca”: cosa significa questo particolare modo di dire napoletano?
di Annina D'Ambrosio
“Mmesca Francesca” è un particolare modo di dire tutto partenopeo ancora oggi molto utilizzato. E’ uno dei più strani, con due parole in rima che lo rendono molto simpatico da pronunciare. Ma cosa significa e quando si usa?
“Mmésca” è l’equivalente del termine della lingua italiana “mescolanza“,”miscuglio“; nel dialetto napoletano, in particolare, la parola è utilizzata in modo molto originale e fantasioso per indicare una ricca minestra di vari ortaggi, un’insalata di verdure miste, una farina di diversi grani, un miscuglio d’ogni genere di cose, animali o persone.
Insomma, un’insieme indistinto, eterogeneo di cose. “Mmescafrancesca” indica, dunque, un’accozzaglia di cose messe alla rinfusa. Solitamente ha un’accezione negativa, in quanto vuole sottolineare la confusione, il caos di una mescolanza di cose o di chi fa qualcosa senza ordine e regole precise, mischiando oggetti diversi tra loro. Infatti si usa dire “e fatt n’ammesca francesca” cioè “hai fatto un casino, una confusione, troppe cose messe insieme“, appunto un’accozzaglia di cose alla rinfusa.
Questo particolare modo di dire è anche legato alla gastronomia partenopea, in particolare all’utilizzo della cosiddetta “pasta ‘mmescata” ossia la “pasta mischiata” (mmescata= mischiata, mescolata), un primo piatto costituito da diversi formati di pasta, in genere pasta mista corta come spaghetti spezzati, tubetti, maltagliati, tutti in un unico piatto a formare, appunto, una ‘mmescafrancesca! A Napoli è tradizione preparare la pasta mista con i legumi: fagioli, lenticchie, ceci, piselli ma anche zucca, cavolfiore; insomma la pasta mista è un must della cucina napoletana.
Pare che questo formato sia nato dall’esigenza delle casalinghe partenopee di utilizzare anche gli “spezzoni” di pasta di vari formati, cucinandoli tutti insieme, un piatto certamente fantasioso, una sorta di piatto povero formato dagli avanzi di pasta.
Relativamente al termine “Francesca” pare che vi sia un probabile riferimento ironico ai mélanges gastronomici francesi, all’epoca della loro dominazione su Napoli.
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