Modi di dire napoletani: “Nun me mannà a accattà ‘o ppepe!”
Fonte: robertonencini.it

Modi di dire napoletani: “Nun me mannà a accattà ‘o ppepe!”

di Annina D'Ambrosio

Il dialetto napoletano è ricco di termini e modi di dire particolari e simpatici. Spesso si utilizzano ancora oggi nella lingua parlata, altri invece sono in disuso.
In questo articolo analizziamo l’espressione “Nun me mannà a accattà ‘o ppepe!” che, tradotto letteralmente, sta per “Non mi mandare a comprare il pepe!“.
Come è utilizzato questo particolare modo di dire?

Fonte: marketingsocialnetwork.it

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Sembrerebbe che l’espressione sia sempre stata usata con lo scopo di trovare una scusa per allontanare momentaneamente qualcuno. Infatti, anticamente, era frequente sentire dire anche “Nun me mannà a accattà o tozzabancone” ossia l’urtabancone.
Soprattutto in passato, le famiglie napoletane dei quartieri popolari erano numerose e in ogni casa si aggirava un gran numero di bambini per cui, essendoci poche possibilità di intimità per i genitori, si mandavano fuori casa i piccoli con la richiesta di svolgere alcune commissioni, tra le quali si usava la scusa di “mandarli a comprare il pepe” e, previo accordo, qualche bottegaio (‘o putecaro da puteca = bottega), ad esempio il salumiere o il panettiere del quartiere, si assumeva il compito di intrattenere, con racconti  o distribuzione di dolciumi, i bambini che le mamme gli inviavano con la tipica richiesta di “accattà ‘o tozzabancone” oppure “‘o ppepe“, spezia che veniva fornita realmente dal bottegaio, al contrario dell’inesistente “tozzabancone” che era, appunto, un’invenzione, una scusa.
Oltre a questa spiegazione, secondo altre versioni l’espressione “mannà a accattà ‘o ppepe” sta ad indicare il fatto che i bambini non devono mai intromettersi nei discorsi degli adulti.
Insomma, in entrambi i casi, si intende l’allontanare qualcuno con sottile arte per non farlo partecipare, che sia ad un discorso, una conversazione o un affare di famiglia.

 

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