Napoli e i grattacieli più alti d’Italia: storia di un’urbanizzazione interrotta
di Gaetano Mango
Quando si arriva in una città dal mare la prima cosa che risalta all’occhio è lo skyline, quell’orizzonte urbanizzato che rappresenta il suo primo, fondamentale, tratto distintivo. Architettonicamente gli elementi che è più facile osservare sono i grattacieli, che spesso raccontano molto della storia urbanistica di una città.
Nel corso degli anni infatti, questi sempre più maestosi edifici hanno rappresentato, sempre di più, il primo segnale importante della crescita economica di un paese. Non è un caso che i tre grattacieli più alti del mondo si trovino negli Emirati Arabi, in Cina e in Arabia Saudita, tre paesi le cui economie, in quest’ultimo decennio, hanno conosciuto una crescita esponenziale.
Ma anche l’Italia ha una storia nella storia raccontata dai grattacieli ed un ruolo importante lo svolge proprio la città di Napoli, che possiede ben cinque tra i venti edifici più alti d’Italia.
Tra questi, il più alto in assoluto, con i suoi 129 metri, è la Torre Telecom Italia, che per 15 anni è stata addirittura il grattacielo più alto d’Italia.
L’opera fu costruita quando nacque l’idea del Centro Direzionale, che sarebbe dovuto essere il primo presidio di un nuovo apparato urbanistico per la città. L’edificio fu progettato da Corrado Beguinot che, oltre alla Torre Telecom, ha progettato anche la Facoltà di Medicina, la Cittadella Postale e delle Telecomunicazioni e il Palazzo di Giustizia. Sempre a sfondo Telecom sono anche le due Torri Saverio e Francesco, ubicate nei lotti A e G del centro Direzionale, alte 118 metri per 34 piani.
A completare la classifica ci sono le due Torri Enel, veri e propri fiori all’occhiello dell’innovazione urbanistica della città.
I due edifici furono realizzati tra il 1985 e il 1990 su progetto da Giulio De Luca, Renato Avolio de Martino e Massimo Pica Ciamarra. I grattacieli sono identici e sono posti in maniera speculare rispetto all’asse del viale centrale. La particolarità di questi due grattacieli, alti ben 122 metri, è che sono vuoti al centro, con gli uffici che sono sospesi tramite funi e legamenti di acciaio, collegati alla trave centrale che a sua volta è posta trasversalmente ai due elementi in calcestruzzo armato che ospitano le scale, le porte degli ascensori e gli ingressi ai corridoi dei vari piani.
Un corredo urbanistico importante per una città che tuttavia sembra non aver sfruttato l’occasione per modernizzarsi sulla linea delle grandi capitali europee.
“Solo i grattacieli in costruzione mostrano ardite idee costruttive, e l’effetto di questi scheletri d’acciaio che si stagliano contro il cielo è sconvolgente. Con il rivestimento delle facciate tale effetto scompare completamente, l’idea costruttiva che sta alla base della creazione artistica è annientata e soffocata per lo più da un caos di forme prive di senso e banali. Nel migliore dei casi, oggi, risultano esclusivamente le dimensioni grandiose, eppure queste costruzioni avrebbero potuto essere qualcosa di più di una semplice manifestazione delle nostre possibilità tecniche.”
(citato in Ludwig Hilberseimer, Architettura a Berlino negli anni venti)
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