Napoli rivoluzionaria
di Sara De Rosa
Un famoso filosofo diceva che “non esistono fatti ma solo le interpretazioni dei fatti”. Probabilmente non esiste espressione più calzante per descrivere la giornata dello scorso 6 Aprile a Napoli.
In realtà la vicenda è piuttosto semplice da narrare: un corposo corteo ha attraversato le strade della città per manifestare contro le politiche governative relative alla bonifica della tormentata area di Bagnoli in occasione dell’arrivo del premier Matteo Renzi, atteso per il vertice sul rilancio dell’ex area Italsider.
“Napoli sfiducia il governo Renzi” è lo striscione con il quale si apriva il corteo partito pacificamente da Piazza Dante, guidato da un Pinocchio a dimensioni umane con il simbolo del Partito Democratico sul petto; tra i manifestanti, oltre ai cinque licenziati dello stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco – travestiti da Pulcinella – vi erano anche studenti, centri sociali, movimenti per Bagnoli, rappresentanti dell’Assemblea popolare Bagnoli libera, precari e disoccupati, nonché l’assessore alla urbanistica del Comune di Napoli Carmine Piscopo, il quale ha affermato: “Siamo vicini a tutte le voci inascoltate, che oggi sono qui per portare al Governo tutti i loro problemi, voci inascoltate con cui noi lavoriamo quotidianamente come ente locale ed è importante che anche il Governo le ascolti perché tutto ciò non può assolutamente essere sottovaluto; l’amministrazione è vicina a tutte queste voci inascoltate”.
Insomma nulla di diverso da quello che succede di solito quando la politica disattende le aspettative del popolo: i cittadini, così com’è loro garantito dagli articoli 17 e 21 della nostra Costituzione, scendono in piazza per esercitare i loro diritti, per esprimere il loro dissenso nei confronti di un Governo (non legittimo) da cui non si sentono ascoltati e tutelati.
Una storia vecchia quanto il mondo. E allora qual è il problema, direte voi?
Il problema è che, proprio come riteneva Nietzsche, non esistono fatti ma solo interpretazioni dei fatti: com’è che quel corteo pacifico di piazza Dante si è trasformato in guerriglia urbana sul lungomare di Napoli? E’ qui che si aprono le interpretazioni: le fonti ufficiali parlano di un corteo violento che ha tentato di forzare il cordone di sicurezza organizzato dalle forze dell’ordine all’incrocio tra Via Partenope e Piazza Vittoria, quelle ufficiose parlano di una città sin dall’inizio militarizzata e occupata.
Con versioni tanto discordanti, scegliere da che parte stare è davvero un’impresa.
Ma se confrontarsi con le scelte è doveroso, ancora più doveroso è farlo sulla base di una conoscenza piena ed imparziale dei fatti. Perciò, a fronte dei vari Repubblica, Il Fatto Quotidiano, Il Mattino e simili, vi offriamo la descrizione e l’esperienza di chi va vissuto in prima persona la surreale giornata del 6 Aprile, che passerà alla storia come il “ #RenziStattACas day” : qui trovate il racconto puro e semplice di Elena Lopresti che, insieme ad un cameramen ed una giornalista, ha seguito con i manifestanti la mobilitazione organizzata per la giornata del Premier a Napoli sulla cabina di regia a Bagnoli.
E poiché le immagini sono più eloquenti delle parole, vi lasciamo anche una testimonianza audiovisiva del clima di tensione che aleggiava su Napoli qualche giorno fa:
Come si può notare dal video, in Via Chiatamone – ove si trova la sede del Mattino che quel giorno ospitava il premier – accade l’inverosimile: un semplice cartello che recita “No al Governo delle lobby e degli speculatori” scatena il panico. Un rappresentante della Questura di Napoli afferma, infatti, con una tranquillità glaciale che “non ci sono manifestazioni libere”, che “anche solo due persone costituiscono un assembramento “ e che “non è consentito sfilare per le strade della città con un cartello” in assenza di preavviso ed autorizzazione, imponendo pertanto la rimozione del cartello.
Ma se un fatto, in quanto fenomeno storico, è passibile di più interpretazioni ugualmente plausibili, non si può dire lo stesso della legge e, a maggior ragione, della legge costituzionale: per gli articoli 21 e 17 della Costituzione, rispettivamente “Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” e “I cittadini hanno il diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi”.
E’ perciò grave che un rappresentante della Questura non conosca la legge fondamentale o – peggio – che, pur conoscendola, pretenda arbitrariamente di disattenderla.
E’ grave che nel 2016 un cartello faccia più paura di una bomba carta o che due persone costituiscano un assembramento. Per quanto paradossale possa sembrare, infatti, è come dire che va dato il preavviso e aspettata l’autorizzazione per passeggiare tra le strade di una città parlando di politica o criticando l’operato del governo.
Aldilà della vicenda, dunque, i fatti di mercoledì 6 Aprile sono innanzitutto uno spunto di riflessione. Una riflessione seria e profonda sullo stato della democrazia nel nostro Paese.
Una riflessione che, come tante altre cose importanti, parte da Napoli: Napoli città aperta.
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