Napoli: tiemp’ bell’ e ‘na vot’
di Nunzia Caso
Gente ci serve una Delorean. Sì, una Delorean, avete letto bene. La macchina di “Ritorno a futuro” che Doc e Marty usano per tornare al 1965. Solo che noi dovremmo andare un pochino più indietro, precisamente nel maggio del 1832.
Vi starete chiedendo il motivo di tali vaneggiamenti ed io ve lo spiego subito.
Nel 1800, miei cari, Napoli era considerata “La città più pulita d’Europa”.
Ebbene si, non scherzo: la Napoli che tutti noi conosciamo, in passato, era una città pulita e ben curata tanto da diventare “esempio di civiltà” per tutte le città europee.
Nella “Collezione delle leggi e dei decreti del Regno delle due Sicilie”, infatti, è possibile leggere un’ordinanza dell’allora prefetto di Polizia Borbonica, Gennaro Piscopo, che riporta testuali parole: “Tutti i possessori o affittuari di case, di botteghe, di giardini, di cortili, e di posti fissi o volanti, avranno l’obbligo di far spazzare l’estensione di strada corrispondente al davanti della rispettiva abitazione, bottega, cortile, e per lo sporto non minore di palmi dieci di distanza dal muro o dal posto rispettivo.”
Il prefetto continua, dando disposizioni anche per quanto riguarda la differenziata dei rifiuti: “Questo spazzamento dovrà essere eseguito in ciascuna mattina prima dello spuntar del sole, usando l’avvertenza di ammonticchiarsi le immondezze al lato delle rispettive abitazioni e di separarne tutti i frantumi di cristallo o di vetro che si troveranno, riponendoli in un cumulo a parte.”
L’ordinanza, in sostanza, tratta tutta la questione igienica, tanto da vietare anche di gettare acqua dai balconi a qualsiasi ora del giorno o di lavare e stendere i panni lungo le strade abitate.
La pena per chiunque avesse violato queste regole era addirittura la galera.
Napoli pulita, Napoli invidiata, Napoli presa come modello da tutta l’Europa.
Sembra davvero un sogno, quasi utopia, eppure “carta canta” e ci dice che prima era davvero così.
Perché allora non riusciamo a tornare quella meravigliosa e pulita città di secoli fa?
Perché è così difficile andare avanti (o tornare indietro)?
Perché una città incredibile come la nostra, piena di storia e bellezze naturali, non può gioire ancora di quegli antichi splendori?
Ve lo dico io perché: “Vulimm’ ‘o cocc’ ammunnat’ e buon’ ”, stiamo sempre a cercare la pagliuzza nell’ occhio altrui piuttosto che a cercare di sfilare la trave dal nostro. Sapete quante volte ho sentito dire: “Perché devo cominciare io? Perché noi facciamo facciamo e gli altri invece se ne fregano?” oppure “Ma pecché, a Milano o a Roma ‘a munnezz’ nun ce sta?”.
Così non si va da nessuna parte e non si arriva a nulla di concreto, ma chissà che le nuove generazioni non ci diano uno schiaffo morale e facciano il loro dovere affinché la nostra bella Napoli torni a splendere ancora.
Un ringraziamento speciale per la stesura di quest’articolo va a mio cognato Enzo,
che pur essendo lontano dalla sua e nostra Napoli, la porta sempre nel cuore e ne conosce segreti e storie.
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