O’ ciuccio è ferit’ ma nun è muort’… le origini del simbolo del calcio a Napoli
di Saverio Pizza
C’è un aneddoto che risulta più che appropriato per il Calcio Napoli, per Napoli e per i napoletani: “Some people believe football is a matter of life and death. I’m very disappointed with that attitude. I can assure you it is much, much more important than that”.
Si tratta della famosa frase di Bill Shankly (personaggio mitologico degli anni ruggenti del calcio inglese, che meriterebbe un capitolo a parte): “Molte persone credono che il calcio sia una questione di vita o di morte, io non concordo con questa affermazione. Posso assicurarvi che si tratta di una questione molto, molto più importante”.
Sono certo che a Napoli sarebbero davvero in pochi a dargli torto (giusto le fidanzate e le mogli dei tifosi)… ma come è cominciata questa storia di passione per il Napoli? Nessuno di voi si è mai chiesto com’è che ci siamo ritrovati il nostro caro ciuccio cucito sulle nostre adorate maglie?
Com’è possibile che gli stemmi di quasi tutte le altre squadre (piccole e grandi) abbiano animali nobili tipo il grifone o, addirittura, simboli di potenza come nientedimeno che il (povero) diavolo e noi ci ritroviamo invece con un bel… ciucciariello ?
Correva l’anno 1926 e, per la prima volta, si diede vita ad un unico campionato dove parteciparono insieme le squadre del Nord e le squadre del Sud (fino a quel momento i tornei erano due, separati, a cui seguiva la finalissima nazionale dove si incontravano le due vincitrici).
Anche l’Associazione Calcio Napoli, forte del primo posto dell’Internaples nel torneo di Prima Divisione Lega Sud dell’anno precedente, vi prese parte, indossando come divisa ufficiale una maglia di colore azzurro (che ricordiamolo, era il colore ufficiale della dinastia dei Borbone) con colletto celeste e pantaloncini bianchi. E su tali bellissime maglie che simbolo vi era cucito? Il nostro beneamato ciuccio, direte voi!
E invece no, quello che fu scelto come simbolo del calcio a Napoli da appuntare sulle magliette dei nostri eroi altro non era che lo stemma della Provincia di Napoli, ovvero uno stilosissimo cavallo nero su sfondo oro. Sì, sì, avete capito bene… come dite ? Vi richiama qualcosa di familiare? Possibile, forse vi ricorda il famoso simbolo della Ferrari. In effetti i due simboli sono identici, ma c’è da specificare che, oltre al fatto che il Napoli se lo appuntò sulle maglie circa 21 anni prima, quello cucito sulle divise napoletane era un cavallino rampante che poggiava su un pallone di cuoio e uno sfondo blu.
Non ci resta ora che raccontare la trasformazione da cotanto nobile animale a “povero” asinello di fatica.
Nel primo Campionato Nazionale il Napoli non si comportò propriamente bene: a fronte di 17 sconfitte raccolse un solo pareggio, la qual cosa non mancò di suscitare numerose battute tra i tifosi a cui, notoriamente, non è mai mancata l’autoironia (ce la siamo presi sempre a’ bbon e Dio). Si diffuse presto una sagace battuta : Ma qual’ cavall’ rampant’?! Stà squadra nostra pare ‘o ciuccio ‘e fichelle.
Siccome non siamo tra altoatesini è inutile che vi spieghi la metafora, resta il fatto che ben presto questa battuta venne tradotta in immagini dai vari giornali locali e prese talmente piede che ora il fiero ciuccio è ancora lì.
Lì ad aspettare un prossimo terzo… non si può dire!
E voi, cosa ne pensate ? Ritenete che sia arrivato il momento di riscoprire le nostre nobili origini…
…o volete continuare con un caro ma umilissimo asinello?
Fateci sapere la vostra opinione.
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