Palazzo Penne: Il Diavolo è stato a Napoli
Di Nunzia Caso
« QUI DUCIS VULTUS NEC ASPICIS ISTA LIBENTER
OMNIBUS INVIDEAS INVIDE NEMO TIBI »
(Incisione nel profilo curvo dell’arco, tratta da versi di Marziale)
(“Tu che giri la testa, o invidioso, e non guardi volentieri questo (palazzo), possa di tutti essere invidioso, nessuno (lo è) di te.”)
La nostra città è piena di storie e di leggende, alcune di esse legate ai quartieri di Napoli e altre ai suoi maestosi e storici palazzi. In quest’articolo parleremo proprio di uno di questi ultimi: “Palazzo Penne”, anche conosciuto come “Il palazzo del Diavolo”.
Questo stabile rinascimentale è situato nei pressi del Largo Banchi Nuovi, in pieno centro storico, ed è l’unica testimonianza dell’architettura civile del periodo “Angioino-Durazzesco“. Fu costruito da Antonio Penne (Segretario del re di Napoli Ladislao di Durazzo) nel 1406 motivato, pare, da una “scommessa amorosa”.
La leggenda, infatti, narra che al suo arrivo a Napoli Antonio Penne s’innamorò di una giovane donna (della quale non si conosce il nome) che però era già piena di pretendenti; la ragazza gli promise di sposarlo se fosse riuscito a costruire per lei un palazzo in una sola notte.
L’uomo non si lasciò scoraggiare da quella che pareva una richiesta impossibile e chiese aiuto al Diavolo, che in cambio pretese la sua anima con tanto di contratto. Nel documento, che firmò con il sangue, tuttavia, Penne riuscì a inserire una clausola da rivelare soltanto ad edificio ultimato. Terminato il palazzo, infatti, il Diavolo dovette contare tutti i chicchi di un sacco di grano. Al termine della conta il numero non era esatto, molti chicchi si erano attaccati alle unghie del Demonio perché Penne li aveva cosparsi con della pece.
Belzebù, letteralmente preso in giro, si adirò, iniziando una dura discussione con il Penne che, a un certo punto, si fece il segno della croce costringendolo a sprofondare in una voragine apertasi nel pavimento, voragine che ancora oggi si trova nel cortile sotto forma di pozzo.
Nel corso dei secoli Palazzo Penne è stato abitato da molte nobili famiglie; questo fino al 1683, quando divenne la sede dell’ordine clericale dei “Somaschi”. Nel XVIII secolo invece, fu acquistato dal vulcanologo Teodoro Monticelli, che lo usò come dimora per se stesso e per la sua biblioteca, oltre che per custodirci la sua collezione di pietre preziose. In quel periodo fu anche sfondo di salotti culturali. Dopo la morte dello scienziato, avvenuta nel 1845, la sua collezione e il patrimonio furono venduti all’Università, mentre del palazzo ne restò custode il nipote Saverio Monticelli che, nel 1909, a ricordo del vulcanologo, fece affiggere una lapide al primo piano del palazzo, voluta anche dalla Civica Amministrazione.
Nel 2002 la Regione Campania acquistò l’edificio, per 10 miliardi di lire, da un privato che ne deteneva il possesso (nel frattempo lo aveva trasformato in un bed and breakfast).
Il palazzo fu quindi ceduto in comodato d’uso all’Università Orientale nel 2004, ma i lavori per il recupero dell’edificio non furono mai avviati per la presenza in esso di occupanti abusivi.
Nel 2007 le intellettuali Alda Croce e Marta Herling, figlia e nipote del filosofo Benedetto Croce, ottennero la sospensione dei lavori abusivi all’interno dell’edificio per la realizzazione di alcune unità abitative anche grazie all’aiuto dell’UNESCO. Nonostante questo, però, presto i lavori ripresero, e nè L’Unesco stessa nè l’allora presidente Napolitano riuscirono a determinare un cambio di direzione nella gestione di questo importantissimo stabile.
L’accordo tra la Regione e gli ultimi due privati (occupanti abusivi), ai quali venne procurata una residenza alternativa di loro soddisfazione, permise di porre finalmente l’intero palazzo sotto la supervisione della Regione e dell’Università Orientale, in cerca di un accordo per l’intervento restaurativo e la destinazione d’uso.
Nel novembre 2008 sono stati avviati i lavori di messa in sicurezza dell’edificio, per evitarne un ulteriore degrado, ma un nuovo attacco abusivo, stroncato sul nascere dalla Soprintendenza e dal Comune di Napoli, è avvenuto nei primi mesi del 2009, quando l’albergo contiguo al palazzo tentò di impossessarsi del giardino.
Nel 2013 sono ripresi i lavori per il restauro della parte interna.
Ad oggi, purtroppo, l’unica certezza è il degrado e la totale assenza di cura dello stabile.
Una bella galleria di immagini inedite, anche degli interni (con i lavori in corso), la trovate qui sotto (Ph: Tommaso Loro).
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