‘O curniciell’ napulitan’: storia e tradizione del famoso portafortuna
di Annina D'Ambrosio
Il corno portafortuna è un amuleto tradizionale italiano, nonchè uno dei simboli della cultura popolare napoletana.
Di colore rosso acceso, il cornicello, ‘o curniciell’, ricorda anche, per la forma, un peperoncino.
A volte presente sottoforma di gioiello metallico, d’oro o d’argento, di solito si ritrova nel tipico colore rosso.
In Campania è diffusissimo e la tradizione vuole che sia un oggetto molto efficace contro il malocchio e la iettatura, in grado di allontanare le negatività e le influenze maligne.
Per i napoletani è l’oggetto scaramantico per eccellenza.
Da sempre protettore contro il malocchio, oggi è usato, più o meno consapevolmente, soprattutto per ottenere fortuna al gioco del lotto o come talismano per avere successo negli affari.
Circa la sua storia, pare che il corno abbia più di 5000 anni. Esso rappresenta il ‘fallo’ di Priapo, il dio greco romano protettore della casa, della pesca e simbolo di fecondità e prosperità. Dunque, è un oggetto che viene tenuto in attesa della fortuna e della buona sorte. Sembra anche che, intorno al 3500 a.C., nell’età neolitica, gli abitanti delle capanne fossero soliti appenderne uno sull’uscio della porta come simbolo di fertilità. La sua forma fallica lo rendeva un emblema di virilità e forza fisica, per l’appunto.
La fertilità, allora, era legata al successo e alla fortuna, dato che più un popolo è fertile più è prospero e di conseguenza fortunato. Inoltre, il colore rosso era simbolo di forza, richiamando il sangue e il fuoco. Vi era, inoltre, anche l’usanza di offrire dei corni come voto alla Dea Iside, affinchè assistesse gli animali nella procreazione. Presso i popoli antichi poi, elmi o simboli di corna venivano associati alla potenza di un individuo, in quanto animali possenti come il toro, l’elefante o il cervo erano considerati forti grazie alle loro corna.
In Epoca Romana si credeva che possedere una statuina con un elemento “lungo e affusolato” portasse prosperità, abbondanza e benessere all’intera famiglia e alle generazioni future.
Nel Medioevo il cornetto si riteneva avesse addirittura virtù magiche e esoteriche, poichè il suo possesso consentiva di allontanare ogni potenza maligna o disgrazia.
Inoltre, la mitologia collega il corno portafortuna alla figura di Amaltea, nutrice di Zeus; Amaltea fu la capra che allattò il futuro re dell’Olimpo sul monte Ida a Creta. Diventato re degli dei, Zeus, in segno di ringraziamento, diede un potere magico alle sue corna: il possessore poteva ottenere tutto ciò che desiderava. Da qui la leggenda del “corno dell’abbondanza“, detto anche Corno di Amaltea.
Emblema della scaramanzia napoletana, famoso e tutt’oggi usato, il corno ha da rispettare alcune regole per essere un vero portafortuna: innanzitutto deve essere un dono, quindi non deve essere comprato; poi deve essere di colore rosso vivace, che simboleggia appunto la fortuna e la buona sorte, e fatto rigorosamente a mano, così che che il fabbricante rilasci le sue influenze positive sul simbolo che va a creare. Inoltre, il corno deve avere una serie di altre specifiche caratteristiche: “tuosto, stuorto e cu ‘a ponta“, ossia rigido, a forma sinusoidale e a punta. E ancora, sempre secondo la tradizione, deve essere fatto di corallo, una pietra preziosa che ha il potere di scongiurare il malaugurio e proteggere le donne incinte. Solo se si rispettano questi criteri il custode del corno è protetto dai malocchi e la buona sorte finalmente arriva.
A Napoli ritroviamo veri e propri artigiani del “corno”. Una tradizione tramandata da generazioni che continua fino ai giorni nostri, e che spicca nei negozi, nelle vetrine, tra i vicoli e nelle botteghe artigianali: uno dei tanti souvenir da tenere con sè come simbolo della bellissima, e ricca di tradizioni, città partenopea.
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